Nel tempo presente, in cui restiamo per molto tempo in casa, ci affacciamo al balcone spesso spinti da un bisogno di apertura. Già il fatto stesso di prendere atto di questo bisogno più urgente ci fa capire come l’apertura, in senso generale, sia necessaria e vitale.
Mi riferisco in particolare alla apertura che è possibile nel momento presente: affacciarci al balcone o alla finestra, uscire dalla porta di casa per dirigerci al supermercato o al posto di lavoro, incontrare un conoscente per un rapido colloquio.
La nostra persona, nella sua interezza, quindi anche il nostro cervello, ha bisogno di apertura. L’insegnamento di Vittoz rivela tutta la sua importanza: “La ricettività è tutto”. Questa frase è piuttosto forte, pertanto richiede una riflessione.
La ricettività è apertura e disponibilità alla realtà sensoriale del momento. Apporta calma alla persona e nutrimento alla sua attività di pensiero. Tutta la persona ne è coinvolta: il corpo con gli strumenti sensoriali che vengono attivati dalle sollecitazioni dell’ambiente e la mente, che registra lo stimolo sensoriale prodotto.
Proviamo ora a utilizzare i suggerimenti del Metodo Vittoz per vivere in modo diverso, senza dubbio più ricco, un atto così semplice come l’affacciarci su un panorama.
In questo caso parliamo di ricettività visiva e più propriamente di accoglienza visiva. Preferisco questa espressione al termine guardare, che rimanda a un impegno, talvolta a uno sforzo. Lo sforzo è estraneo all’atto ricettivo.
Nella nostra cultura il valore dell’azione umana si fonda soprattutto sull’impegno personale.
L’atteggiamento ricettivo è azione senza impegno. È azione a tutti gli effetti, perché coinvolge la nostra presenza consapevole e sollecita il cervello
Apriamo la porta del balcone (o una finestra).
- Accogliamo ciò che si presenta davanti ai nostro occhi.
- Scattiamo una foto come farebbe una macchina fotografica.
- Chiudiamogli occhi. Come la macchina fotografica registra tutto ciò che entra nel suo campo di azione, allo stesso modo il cervello registra l’immagine in modo immediato e senza fatica.
- Con gli occhi chiusi, ruotiamo la testa di qualche grado.
- Apriamo gli occhi e scattiamo un’ altra foto. Il nostro cervello registra la seconda immagine.
- Chiudiamo gli occhi. Sentiamo il peso delle palpebre sui globi oculari. Gli occhi sono a riposo.
Sperimentiamo questo esercizio più volte, ruotando di poco il capo a occhi chiusi e aprendoli successivamente come per scattare una foto.
Il paragone con la macchina fotografica aiuta a comprendere che l’accoglienza di una immagine richiede solo l’apertura meccanica dell’occhio. L’accoglienza visiva ci fa sperimentare la gratuità della immagine, che è disponibile alla nostra percezione nell’istante presente, nel momento stesso in cui apriamogli occhi.
Ognuno di noi potrà riconoscere i frutti che derivano da un atteggiamento ricettivo, in quanto apertura alle sensazioni senza alcuna forzatura.
Questa è “la vita al presente” come la definiva Vittoz, sottolineando l’importanza del ricevere e l’apertura al presente grazie ai sensi, che nel suo Metodo sono giustamente riconosciuti come strumenti di vita. Contattami per una esperienza più guidata e completa.