“Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu” (niente è nell’intelletto che prima non sia stato nei sensi) affermava la scuola di Aristotele e successivamente San Tommaso d’Aquino: il processo conoscitivo si basa sui sensi.
Dal 4 maggio potremo tornare a fare camminate all’aria aperta, con le dovute accortezze.
La camminata ci immerge in un bagno di sensazioni legate al nostro corpo e ai cinque sensi. Grazie alle sensazioni noi sviluppiamo uno stato ricettivo, aperto cioè alle informazioni sensibili che provengono dall’esterno e dal nostro corpo. Questo stato riposa la mente, poiché essa è impegnata solo nella registrazione di tali dati senza alcun dispendio energetico.
La sensazione è riposo e nutrimento della attività mentale.
Per poter elaborare il pensiero, il cervello attinge al deposito di esperienze sensoriali. Parliamo di tutte le esperienze sensoriali: le informazioni captate dai nostri cinque sensi (tatto, udito, vista, odorato e gusto) le sensazioni motorie e le sensazioni interne, correlate alle funzioni degli organi vitali (cuore, polmoni….), comprese le sensazioni del dolore. Ciò costituisce un bagaglio immenso di dati e una ricchezza personale.
Le sensazioni ci collocano nel presente poiché sono esperienze del “qui e ora”. Esse sono il nutrimento del nostro cervello e il carburante del pensiero.
Il dott Vittoz si interessò al funzionamento del cervello e a partire da lì elaborò il suo metodo. Il cervello ha un funzionamento ritmico, in cui si alternano due fasi :
- accoglienza delle sensazioni (fase ricettiva)
- elaborazione del pensiero (fase emissiva)
Tale modalità di azione è tipica anche di altre funzioni ad esempio la respirazione (inspirazione e espirazione) e la funzione cardiaca (fase diastolica e fase sistolica). Qualunque funzione vitale ha bisogno di ritmo, cioè di una alternanza regolare di fasi tra loro complementari.
Cosa capita quando questo funzionamento si altera?
In genere la fase ricettiva non equilibra più la fase emissiva, che risulta fuori controllo. Ne deriva difficoltà di concentrazione, stanchezza mentale a causa di pensieri che si affollano e fanno perdere il contatto col presente. Si originano facilmente alcune paure spesso non giustificate, stati ansiosi ed emotivi difficili da reggere.
È il segnale che il nostro cervello ha bisogno di riposo e di ritrovare il suo buon funzionamento.
La strategia: cosa si può fare.
Il Metodo Vittoz si propone di riequilibrare il meccanismo cerebrale alterato .
Occorre operare perché si instauri uno stato ricettivo precedentemente indebolito: la persona è invitata a svolgere le azioni quotidiane, accogliendo le sensazioni che sono in gioco. Qualunque azione è utile ad esempio bere un bicchiere d’acqua, salire le scale, camminare , lavarsi le mani, affinché il cervello sia unicamente impegnato nella registrazione delle sensazioni, senza alcun pensiero interferente. L’azione svolta deve essere sentita e non pensata.
“Avere consapevolezza di un atto significa sentirlo, non pensarlo” R. Vittoz.
Questo metodo è semplice ma occorre applicarsi con regolarità senza scoraggiarsi.
“Almeno provate” affermava Vittoz.
É importante vivere quotidianamente dei momenti di pura ricettività, accogliendo le sensazioni che animano le azioni abituali. Ogni sensazione è una esperienza unica e come tale è registrata dalla nostra mente.
Sentire significa accogliere la sensazione: accogliere è apertura consapevole alla sensazione. L’immagine più eloquente è quella del neonato che è totalmente ricettivo poiché vive le sensazioni senza elaborarle mentalmente. Ognuno di noi ha invece provato insoddisfazione e persino frustrazione ad “essere con la testa da un’altra parte” mentre compie una azione.
É necessario quindi lavorare sulla ricettività pura, “come un bambino al risveglio” (R. Vittoz). L’operatore Vittoz assume, a questo punto, un ruolo importante perché il suo aiuto è necessario a recuperare tale capacità ricettiva.
Questo modo di procedere dona rapidamente dei frutti: presenza a ciò che facciamo e riposo mentale.