“Egli fu per i suoi malati una guida sicura, intelligente, indulgente e comprensiva. Acquisito un controllo di sé dopo aver svolto un lavoro importante su sé stesso, conquistava i malati e gli amici che lo reputavano un uomo misteriosamente diverso dagli altri e comunque intensamente umano, amabile e tenero...”
Roger Henri Melling Vittoz nasce il 6 maggio 1863 a Morges, cittadina sulle rive del lago Lemano, tra Ginevra e Losanna. A Losanna completa gli studi superiori e successivamente si laurea in medicina a Ginevra nel 1886.
Rientrato a Losanna, nel 1887 viene assunto come medico nell'ospedale del cantone, ove presta servizio per due anni. In quel periodo è colpito da una grave forma di scarlattina che lo debilita a lungo. Durante quell’esperienza di malattia Vittoz elabora il Metodo: un percorso di cura che nasce dal suo interesse per l'aspetto psicologico della sofferenza. A partire dalle proprie difficoltà personali egli plasma il Metodo su se stesso, sperimentandolo attentamente prima di proporlo ai pazienti.
Il Metodo si rivolgeva in particolare alla categoria degli “psicoastenici” che costituivano la maggioranza della sua clientela. Il termine “psicoastenici”, in uso nell'ottocento e attualmente obsoleto, indicava i malati affetti da varie problematiche neuropsicologiche.
Inizialmente Vittoz apprende l'ipnosi come strumento di cura, ma ben presto lo abbandona. Ne è insoddisfatto poiché rende il paziente passivo e dipendente dal terapeuta.
Vittoz aspira a un trattamento non palliativo ma curativo che possa liberare il malato dalle idee morbose, dalle fobie e ossessioni. Egli allora approda a un metodo del tutto originale, che definisce “rieducazione del controllo cerebrale” in cui, a partire da un lavoro semplice e concreto su tutto l'apparato sensoriale, si può arrivare a un corretto funzionamento della attività cerebrale. Il Metodo prende forma e viene rapidamente conosciuto in tutta l’Europa. Vittoz nel frattempo lavora come medico nel cantone di Neuchâtel, a Les Verrières, vicino al confine francese.
La notorietà ottenuta lo spinge a trasferirsi a Losanna per ampliare la clientela straniera, che comunque era già importante e nel 1911 pubblica il libro che riassume il risultato delle sue ricerche: Trattamento delle psiconevrosi attraverso la rieducazione del controllo cerebrale.
Colpito da un tumore, muore il 10 aprile del 1925
La sua eredità è stata accolta da operatori che oggi guidano le persone rispettando fedelmente il percorso di cura da lui tracciato, nell'ascolto delle esigenze del nostro tempo.
Ancora oggi essi si lasciano illuminare dalla saggezza che emerge dai suoi scritti e da coloro che lo hanno conosciuto.
Rientrato a Losanna, nel 1887 viene assunto come medico nell'ospedale del cantone, ove presta servizio per due anni. In quel periodo è colpito da una grave forma di scarlattina che lo debilita a lungo. Durante quell’esperienza di malattia Vittoz elabora il Metodo: un percorso di cura che nasce dal suo interesse per l'aspetto psicologico della sofferenza. A partire dalle proprie difficoltà personali egli plasma il Metodo su se stesso, sperimentandolo attentamente prima di proporlo ai pazienti.
Il Metodo si rivolgeva in particolare alla categoria degli “psicoastenici” che costituivano la maggioranza della sua clientela. Il termine “psicoastenici”, in uso nell'ottocento e attualmente obsoleto, indicava i malati affetti da varie problematiche neuropsicologiche.
Inizialmente Vittoz apprende l'ipnosi come strumento di cura, ma ben presto lo abbandona. Ne è insoddisfatto poiché rende il paziente passivo e dipendente dal terapeuta.
Vittoz aspira a un trattamento non palliativo ma curativo che possa liberare il malato dalle idee morbose, dalle fobie e ossessioni. Egli allora approda a un metodo del tutto originale, che definisce “rieducazione del controllo cerebrale” in cui, a partire da un lavoro semplice e concreto su tutto l'apparato sensoriale, si può arrivare a un corretto funzionamento della attività cerebrale. Il Metodo prende forma e viene rapidamente conosciuto in tutta l’Europa. Vittoz nel frattempo lavora come medico nel cantone di Neuchâtel, a Les Verrières, vicino al confine francese.
La notorietà ottenuta lo spinge a trasferirsi a Losanna per ampliare la clientela straniera, che comunque era già importante e nel 1911 pubblica il libro che riassume il risultato delle sue ricerche: Trattamento delle psiconevrosi attraverso la rieducazione del controllo cerebrale.
Colpito da un tumore, muore il 10 aprile del 1925
La sua eredità è stata accolta da operatori che oggi guidano le persone rispettando fedelmente il percorso di cura da lui tracciato, nell'ascolto delle esigenze del nostro tempo.
Ancora oggi essi si lasciano illuminare dalla saggezza che emerge dai suoi scritti e da coloro che lo hanno conosciuto.
Il Metodo Vittoz
Il dottor Roger Vittoz ha elaborato il metodo che porta il suo nome agli inizi del '900.Egli è stato uno dei primi a rivolgere la sua attenzione agli effetti fisici dello stress, delle problematiche psicologiche, delle emozioni tanto da poter essere giustamente considerato un padre della medicina psicosomatica.
Il suo metodo si basa sulla rieducazione della percezione sensoriale: la persona lavora sulle sue sensazioni che, in quanto esperienza del “qui e ora”, la innestano nella realtà del momento.
In tal modo le sensazioni sviluppano una presenza attiva e consapevole
- nel corpo
- nelle azioni quotidiane
- nei pensieri e nelle emozioni
La presenza a se stessi e al momento presente, grazie alle sensazioni, è definita “stato ricettivo”
“La ricettività è tutto“ affermava il dott Vittoz. Cosa significa?
Solo partendo da una stato ricettivo adeguato è possibile gestire le situazioni di stanchezza mentale, di fatica, stress, ansia, tensioni fisiche e nervose, situazioni emotive difficili...e approdare a uno stato di benessere globale definito dal dottor Vittoz “controllo cerebrale”.
Ciascuno di noi ha innati gli strumenti del controllo cerebrale. Essi sono, oltre alla capacità di vivere le sensazioni, la concentrazione e lo slancio della volontà.
Il Metodo Vittoz propone un lavoro su tali strumenti poiché possano essere utilizzati al meglio, permettendo a ciascuno di affrontare le proprie difficoltà, per ottenere una migliore qualità di vita.