Le sensazioni si accolgono, non si creano, soprattutto non si anticipano col pensiero. E accogliere la sensazione significa sentire. Nulla di più semplice.
Semplice però non significa facile.
Coloro che praticano il Metodo Vittoz sperimentano che per la maggior parte della giornata l’attività mentale occupa tutta la nostra attenzione. “Io penso molto”: lo sentiamo dire talvolta con orgoglio, spesso con rassegnazione o preoccupazione.
L’attività mentale è la fonte della nostra creatività e, per svolgere questo ruolo, deve essere nutrita dalle sensazioni.
Essa è come un terreno da innaffiare: l’acqua penetra regolarmente negli strati profondi in modo da imbibire tutta la terra. Tanto più questo processo è fatto con cura e regolarità, tanto più il terreno si rigenera nella sue capacità di lasciar fiorire la vita.
Proviamo a lasciarci imbibire dalle sensazioni. Propongo allora la seguente esperienza.
Accomodiamoci su una poltrona e sperimentiamo un tempo di “far niente”: sentiamo il corpo nelle singole parti, iniziando dai piedi e salendo fino alla nuca. Procediamo con calma. Poi mettiamoci in contatto con l’esterno grazie all’udito, con cui accogliamo l’ambiente sonoro, e la vista che si posa velocemente su ciò che ci circonda.
Questo tempo di ricettività (secondo la definizione del dott Vittoz) è un tempo di nutrimento sensoriale. E’ un tempo di apertura consapevole alla realtà del momento. E’ un tempo di riposo e il riposo non è passività, ma è uno stato attivo del cervello, in apparenza non produttivo.
Solo l’attività ricettiva ha una forza rigenerante e stimolante delle nostre capacità mentali.
Solo l’attività ricettiva ci permette di aprirci alla vita che si dona.
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Photo by Jonathan Kemper on Unsplashsh